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Giustizia è sfatta

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  C’è un ex capo di Stato, a Parigi, che dopo 14 anni dall’epoca dei fatti e 10 tra indagini e processo, pur proclamandosi innocente rispetto a un reato di finanziamento illecito da 10 milioni di euro durante la sua ultima campagna elettorale, che però non si sono mai trovati e che come è stato riconosciuto lui non ha mai intascato, è stato condannato a cinque anni di reclusione. In primo grado. Non importa se colpevole o innocente, ma in ogni caso nel pieno diritto di ricorrere in appello – cosa che ha fatto - verso una sentenza emessa, oggettivamente, in assenza di prove ineluttabili e di fronte appunto a una negazione dei fatti. Una fattispecie che in qualsiasi Stato che possa definirsi “di Diritto”, aggiunta all’impossibilità da parte dell’imputato di reiterare il reato, alla mancanza di pericolosità sociale e, tantomeno, di rischio che intenda fuggire, consentirebbe a chiunque di attendere in libertà il giudizio di secondo grado. Non a lui. Il prossimo 13 ottobre andrà in carc...

Le due facce della merdaglia

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Chi è un garantista autentico e da sempre, non può che gioire della decisione assunta dalla commissione affari giuridici dell'Eurocamera, di non revocare l’immunità europarlamentare – che è assoluta, in quanto rimanda l’eventuale processo al termine del mandato elettorale – a Ilaria Salis (foto). Non in quanto Salis, i cui titoli di demerito penale e personale parlano da soli (due condanne definitive e 29 denunce), bensì, come definito dallo stesso Parlamento UE , in quanto l’immunità parlamentare protegge gli aventi diritto: «da persecuzioni politiche arbitrarie e pressioni esterne». Ben lontana quindi dal voler essere un privilegio di casta, l’immunità risulta essere: «uno strumento per preservare l'integrità dell'istituzione, permettendo ai rappresentanti di esprimere opinioni e votare liberamente, senza timore di ritorsioni o arresti illegittimi, che potrebbero minare l'equilibrio tra i poteri». E qui, però, se non si fosse garantisti autentici e da sempre, si potr...

Paragoni paraculi

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Conosco da anni Marco Revelli, che quando insegnava scienze politiche all’Università del Piemonte Orientale, mi ha fatto l’onore di concedermi una breve lezione su aggressività e violenza ai suoi studenti di Alessandria . Un intellettuale tra i più autorevoli del nostro tempo, di cui è impossibile non apprezzare il ragionamento pacato e l’argomentare finalizzato a non rinnegare mai la verità, nel pieno rispetto delle idee altrui. Per questo ho letto con il riguardo dovuto a un Maestro, il lungo editoriale comparso su La Stampa venerdì scorso, relativo alla recente sospensione del corso tenuto dal professore israeliano Pini Zorea , presso il Politecnico di Torino . Uno scritto in cui Revelli ha sostenuto che la libertà di opinione va sempre rispettata, a condizione però che non sia negazionista, tenuto conto che l’Università certifica la formazione degli studenti la quale, giustamente, non può essere fuorviata da idee che vadano contro la verità storica dei fatti. Quindi, temendo di av...

Senso vietato

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C’è un filo conduttore che attraversa le cronache di questi giorni. L'orrore. È questo il termine più utilizzato da media e commentatori per definire la vicenda – orrenda – accaduta a Sulmona , in Abruzzo , venuta alla luce in queste ore e che ha visto protagonista una ragazzina dodicenne, adescata da un coetaneo e violentata ripetutamente insieme a un altro ragazzo appena maggiorenne, per poi postare le squallide imprese sui social. Otto anni, invece, è l’età del bambino preso a sprangate (!) da altri ragazzini più o meno della stessa età, mentre festeggiava il compleanno in un parco di Roma . Il tutto a poche settimane di distanza dall’omicidio stradale avvenuto a Milano , quando altri quattro bambini hanno travolto e ucciso un’anziana investendola sulle strisce pedonali, mentre fuggivano a bordo di un’auto appena rubata. E a non a troppi mesi da quando un’altra ragazza poco più che bambina (14 anni!) è stata uccisa a pietrate, in Campania , dall’ex fidanzato (!). Si potrebbe con...

Parola di Baffino

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La città dove il tempo si è fermato sorge a 109 chilometri a sud-est di Berlino , nei pressi del confine polacco, in quella che fino alla caduta del muro era la nazione dal nome ossimorico, definendosi, come si definiva, Repubblica Democratica pur essendo un regime comunista a partito unico. Eisenhüttenstadt . Oggi soprannominata la “città del rottame”, voleva essere il prototipo della residenza ideale nel mondo del socialismo reale. Progettata dall’architetto Bauhaus Franz Ehrlich , per decenni è stata il prototipo della città nuova in puro stile sovietico, tanto da essere inaugurata nel 1953 alla morte del leader comunista più spietato di sempre, prendendone addirittura il nome: Stalinstadt . Qui, gli originari 58.000 abitanti (oggi meno di 30.000), vivevano grazie alla più grande acciaieria della DDR, attualmente di proprietà della Arcelor – Mittal , sorta sulle rovine del famigerato campo di prigionia PWCamp - Stalag IIIB . Cuore non soltanto metaforico della cittadina è oggi inv...