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Mamma, ho perso la spranga

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Dunque, ricapitoliamo. Chicco - il nome è di fantasia: ha solo sedici anni - l’altra mattina, come riportano le cronache, stava «abbastanza bene». Tuttavia, proprio mentre l’intero Paese si stava rincuorando, ecco che subito ha precisato di essersi «accorto – la sera prima - di avere sul corpo altri lividi». In quali parti non lo ha specificato, ma qualche indizio lascerebbe pensare alle nocche delle dita e alle punte dei piedi, ossia le parti del corpo con cui il mattino precedente ha colpito due agenti di Polizia, colpevoli di avergli impedito (così secondo i cronisti presenti), di strappare insieme ad altri colleghi che si battono per la libertà di stampa , di opinione e di espressione (le loro, naturalmente), i volantini che il movimento giovanile di Fratelli d’Italia stava distribuendo davanti al Liceo “Albert Einstein” di Torino . Certo, va detto senza reticenze che ammanettare il povero Chicco per i soli tre reati contestati, di “resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e viol...

GuantOnamo

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Immaginate di avere 75 anni e di aver servito - fino a prova contraria (ossia fino a quando non sia stato dimostrato il contrario, al termine del terzo grado di Giudizio) – lo Stato italiano già dagli anni più feroci della lotta alla mafia, in una carriera nella Polizia di Stato che vi ha fatto raggiungere il rango di questore prima e prefetto poi. Immaginate che quando di anni ne avevate trenta, lavorando al fianco di magistrati come Pietro Grasso – poi presidente del Senato – abbiate preso parte alle indagini sull’ omicidio dell’allora presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella , avendo gestito una possibile prova di quel delitto – poi misteriosamente scomparsa - senza che alcuno di quei magistrati abbia mai ritenuto di dover sollevare il minimo dubbio sul vostro operato. E immaginate ancora che per quel delitto siano stati indagati personaggi del terrorismo nero , già in carcere all’ergastolo per altri delitti, i quali oltre a rammaricarsi di non averlo compiuto, sono...

Palla Capestro

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Ci dev’essere qualcosa che davvero non funziona nel mondo dell’informazione, per trattare com’è stato trattato l’omicidio dell’autista pistoiese che accompagnava i tifosi della locale squadra di pallacanestro nella trasferta di Rieti , domenica scorsa, ucciso sulla strada del ritorno da un sasso lanciato da delinquenti, definiti però come membri dell’opposta tifoseria. Partendo dai giornali usciti in edicola lunedì, infatti, quasi nessuno (senza stare a far nomi) riportava la notizia in prima pagina. Come se fosse normale, tanto più parlando di basket, ammazzare le persone a pietrate dopo un evento sportivo. Quei pochi che lo hanno fatto, tuttavia, hanno ritenuto di privilegiare gli «Scontri tra le tifoserie», o «L’assalto al bus», relegando nel cosiddetto “catenaccio” esplicativo dei fatti, sotto appunto il titolo, il dettaglio evidentemente secondario che fosse stato «Ucciso un autista». Qualche titolo in più questa mattina, ma non per esprimere sdegno e dolore, bensì – come se aves...

È un Paese per vecchi

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  «Un limite grosso che ci portiamo dietro da un punto di vista culturale è quello di non aver ancora inserito l’ educazione sessuale quale materia scolastica. Ne abbiamo ancora paura. Si continua imperterriti a contrabbandarla attraverso termini come affettività o emotività. Una pecca, beninteso, che vale per tutti i governi, di tutti i colori, che si sono succeduti da sempre in Italia. Il risultato è che i giovani acquisiscono il concetto di sessualità direttamente dal web, confondendola con la pornografia, dove la rappresentazione della donna viene proposta nei termini a dir poco negativi che tutti conosciamo». Non sono le parole di una invasata e, tantomeno, di una persona dall’atteggiamento indifferente verso l’infanzia e la prima adolescenza. Bensì di Maria Rosa Giolito , storico personaggio della realtà dei consultori familiari torinesi e oggi referente regionale delle strutture piemontesi. L’ho intervistata di recente, per il libro che celebra i 50 anni dalla Legge Istitu...

Cervelli in gita

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Chiariamo subito che un ministro della Repubblica non può prescindere dalla forma rispetto alla sostanza che afferma. Mai e per nessun motivo. Sappiamo tutti, infatti, che per quanto a sedici anni lo spirito con cui si va insieme ai compagni di classe a visitare un monumento alla mostruosità dell’uomo comporti, viaggio all’estero e soggiorno durante, una legittima euforia e spensieratezza, che sono tipici appunto dell’età, recarsi ad Aushwitz non è una gita scolastica. Lo è andare a Parigi, o Firenze, come pure sul lago di Garda, ma sta di fatto che una volta raccolti davanti a quei forni ancora carichi di morte, lo spirito di quegli studenti sarà assai diverso rispetto a quanti fanno invece casino davanti alla Gioconda. Detto questo, però, rispetto alla polemica che ha giustamente investito il ministro Roccella per le parole usate a… sproposito dello spirito con cui gli insegnanti accompagnerebbero gli adolescenti sui luoghi della Memoria, sarebbe disonesto ignorare il punto autenti...