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Parola di Baffino

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La città dove il tempo si è fermato sorge a 109 chilometri a sud-est di Berlino , nei pressi del confine polacco, in quella che fino alla caduta del muro era la nazione dal nome ossimorico, definendosi, come si definiva, Repubblica Democratica pur essendo un regime comunista a partito unico. Eisenhüttenstadt . Oggi soprannominata la “città del rottame”, voleva essere il prototipo della residenza ideale nel mondo del socialismo reale. Progettata dall’architetto Bauhaus Franz Ehrlich , per decenni è stata il prototipo della città nuova in puro stile sovietico, tanto da essere inaugurata nel 1953 alla morte del leader comunista più spietato di sempre, prendendone addirittura il nome: Stalinstadt . Qui, gli originari 58.000 abitanti (oggi meno di 30.000), vivevano grazie alla più grande acciaieria della DDR, attualmente di proprietà della Arcelor – Mittal , sorta sulle rovine del famigerato campo di prigionia PWCamp - Stalag IIIB . Cuore non soltanto metaforico della cittadina è oggi inv...

Cinque giorni

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Gli uomini di età compresa tra i dodici e i sessant'anni venivano separati dalle donne e il generale, circondato dai suoi uomini, rassicurava che sarebbero tutti stati sistemati al più presto, fuori dalla città assediata. Non abbandonatevi al panico – diceva loro – Donne e bambini passino per primi. Attenti che nessuno dei bambini si perda. Distribuiva anche dolci, a quei piccolini. Sui mezzi, invece, erano stipate migliaia di persone, tra cui molti adolescenti. Prima di essere trucidati venivano prelevati a piccoli gruppi e maltrattati con ogni mezzo, comprese sassate e pugnalate. Le uccisioni continuavano senza sosta, in un'atmosfera di ubriaca euforia, con ogni mezzo: anche con il lancio di granate nei luoghi dove i prigionieri erano raccolti. Non soltanto sugli uomini, ma anche sulle donne incinte, sui bambini e sugli anziani. Su alcuni di loro si sparava semplicemente per ferirli, ad altri venivano invece tagliate le orecchie . Non poche donne, infine, venivano stuprate. ...

Donald first!

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  C’era una volta quello slogan “Prima l’America!”, che costituiva l’essenza di un pensiero confezionato ad arte per terrorizzare i cittadini degli States, minacciandoli di non poter più mantenere il proprio standard di vita, a meno che la politica americana virasse nei modi che sono oggi sotto gli occhi di tutti. Una paura reale, al punto da portare per due volte alla Casa Bianca con elezioni regolari e democratiche, un personaggio democraticamente dubbio come Donald Trump. Una tendenza a esaltare l’unicità degli Stati Uniti, in ogni caso, mai rinnegata e anzi sempre orgogliosamente esibita da tutti i 45 presidenti di stanza a Washington, attraverso quella che può essere considerata l’icona più nota del pianeta. Si tratta della bandiera a stelle e strisce che fa da sfondo a tutti i ritratti presidenziali presenti nel palazzo sede della stanza ovale . Che è sparita, per la prima volta nella storia, lasciando lo spazio a uno sfondo nero, che si fatica a pensare casuale.   Nien...