Non una per loro


Quando si parla del 7 ottobre 2023, si tende a dimenticare quel che è successo in Israele a opera dei terroristi di Hamas, in una pervicace opera di rimozione messa in atto fin da subito da parte di chi sostiene esclusivamente le ragioni dei Palestinesi. Una incredibile negazione della realtà evidente dei fatti, che non paga di aver ridotto le oltre1200 vittime dell’attentato a “uno sbaglio da parte dei resistenti alla prepotenza sionista”, ha addirittura cancellato gli stupri che ne hanno accompagnato la mattanza. Ancor meno sono stati oggetto di mobilitazione e indignazione, il rapimento di decine di donne israeliane prese in ostaggio durante il raid e stuprate sistematicamente nei lunghi mesi di prigionia, per poi essere uccise nella maggioranza dei casi. Quello stesso giorno, per ironia della sorte, a Firenze, si teneva invece l'assemblea nazionale di
Non Una Di Meno, il movimento femminista internazionale che si batte da sempre contro la violenza di genere. Non tutta la violenza e non su tutte le violentate, però, se è vero – come è vero – che nessun comunicato di protesta per la sorte delle malcapitate israeliane è stato diramato, come pure nessuna chiamata ai consueti flash mob per sensibilizzare l’attenzione pubblica sul problema è stata effettuata. Zitte e immobili, concludevano il loro congresso il giorno dopo, come se quegli stupri sui tavoli delle cucine, praticati davanti a padri, mariti e figli, fossero una finzione. O comunque qualcosa che non riguardasse loro. E zitte anche il successivo 25 novembre: Giornata mondiale della violenza contro la donna. Mute, addirittura, l’8 marzo 2024 la prima Festa della donna seguente le violenze sessuali. Un silenzio inammissibile, giacché si presupporrebbe ragionevole poter dare ormai per acquisito che lo stupro sia una violazione sempre e chi lo commette un criminale a prescindere. Un atteggiamento razziale, invece, reso evidente in maniera ancora più spregevole, dalla conseguente esclusione dai cortei delle donne ebree. Tanto da far dire a Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche, che «Negare ciò che è accaduto alle donne israeliane il 7 ottobre è antisemitismo». Non è servito. I gesti e le parole solidali di Non una di meno (ma neppure una per loro) sono riservate soltanto a chi combatte per «La fine dell'apartheid e dell'occupazione coloniale in Palestina». Ripetute ancora l'altro ieri, durante l’inaugurazione del Salone del libro di Torino, dove le femministe hanno affiancato gli attivisti Pro Pal nel boicottaggio della presentazione del volume proposto dalla casa editrice Lindau, “La cultura dell'odio”. Un libro molto ben documentato, nel quale il giornalista ebreo Nathan Greppi, spiega il boicottaggio sistematico da parte delle intellighenzie culturali dei Paesi Occidentali, nei confronti dell’unica democrazia presente in Medioriente. Tentativo immediatamente stroncato dalle Forze dell’ordine presenti a presidiare la kermesse libraria, va detto, il cui unico risultato concreto secondo quanto trapelava dallo stand di Lindau allestito in fiera, è stato quello di far schizzare alle stelle le vendite di un saggio del quale nessuno aveva ancora comprato una copia. Un gesto miserabile che col femminismo non dovrebbe avere nulla a che fare, per di più portato in un contesto culturale che per definizione ormai consolidata dovrebbe essere «Una festa del linguaggio, una celebrazione della lettura e dell'incontro (…) accogliendo autori, lettori e appassionati di ogni orientamento». Quasi, ogni orientamento, verrebbe da dire, se è vero - come è vero – che nelle ore immediatamente precedenti la sortita dei sostenitori locali di Hamas, sempre a Torino era in programma un dibattito tra il presidente della Comunità ebraica torinese Dario Disegni e lo storico Claudio Vercelli, vigliaccamente costretto all'annullamento su invito della Questura. Quasi come se improvvisamente si stesse rivivendo un clima da Leggi razziali. Quasi.

Commenti

Anonimo ha detto…
APPROVED.
anche le virgole e gli spazi.
Peccato che questa indignazione sia circoscritta ad una esigua élite di teste pensanti e di persone perbene.
Grazie.
Pier ha detto…
Articolo ineccepibile. Coglie al volo l'ipocrisia delle donne relativo allo stupro e ai loro bias, specialmente quando si tratta di interessi personali. I miei complimenti, Maurizio

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