Le due facce della merdaglia
Chi è un garantista autentico e da sempre, non può che gioire della decisione assunta dalla commissione affari giuridici dell'Eurocamera, di non revocare l’immunità europarlamentare – che è assoluta, in quanto rimanda l’eventuale processo al termine del mandato elettorale – a Ilaria Salis (foto). Non in quanto Salis, i cui titoli di demerito penale e personale parlano da soli (due condanne definitive e 29 denunce), bensì, come definito dallo stesso Parlamento UE, in quanto l’immunità parlamentare protegge gli aventi diritto: «da persecuzioni politiche arbitrarie e pressioni esterne». Ben lontana quindi dal voler essere un privilegio di casta, l’immunità risulta essere: «uno strumento per preservare l'integrità dell'istituzione, permettendo ai rappresentanti di esprimere opinioni e votare liberamente, senza timore di ritorsioni o arresti illegittimi, che potrebbero minare l'equilibrio tra i poteri». E qui, però, se non si fosse garantisti autentici e da sempre, si potrebbe obiettare che i presunti reati dai quali il parlamentare va coperto, dovrebbero essere quelli commessi secondo l’accusa durante il mandato elettorale stesso e non prima. In questo caso, infatti, chi non fosse un garantista autentico e da sempre, potrebbe rilevare che, se il reato contestato avviene quando ancora il deputato era un comune cittadino, il processo dovrebbe comunque celebrarsi come per qualunque altro imputato non eletto. Fermo restando, perché no, la sospensione della pena fino a termine legislatura. Infine, se non si fosse garantisti autentici e da sempre, si potrebbe evidenziare come nel caso di Salis il punto non sia neppure quello di proclamare la propria innocenza, bensì di evitare lo stato di detenzione inumano praticato dalla Giustizia ungherese. Cosa vera, inaccettabile, ma aggirabile negando appunto l’estradizione dell’imputata e, in caso di eventuale condanna definitiva, espiando la pena presso un carcere italiano. Un concetto valido per Salis, sia chiaro, come per chiunque. Chiunque? Proprio questo è il punto. C’è, infatti, chi non la pensa così. Chi è di opinione decisamente contraria, chi la vede in un altro modo. Persone, in ogni caso, che un garantista autentico e da sempre ha il dovere di rispettare, proprio in ossequio a quella libertà di opinione che può essere regola, solo se vale per tutti. Ancor più, appunto, per chi la pensa al contrario. Per esempio per quanti, nel 2016, in occasione del referendum costituzionale definivano la riforma del Senato voluta dal governo Renzi come intesa a «garantire l’immunità parlamentare ad un gruppo di consiglieri regionali». Un privilegio, appunto. A maggior ragione, la libertà di opinione contraria andava assicurata a chi nel 2019, quando la giunta dei senatori doveva decidere se processare l’allora ministro degli interni, per un presunto reato commesso nell’esercizio del proprio mandato, sosteneva che l’immunità andava negata perché in democrazia non esistono «spazi di impunità per nessuno». Meno che mai si poteva quindi vietare il diritto di affermare la propria – sempre legittima – opinione contraria a quanti, l’anno successivo, sempre a proposito del medesimo ministro imputato nientepopodimeno che di sequestro di persona, segnalavano con rigore di tipo anche storiografico che «l’immunità per chi fa politica è stata considerata negli anni in modo un po’ estensivo, perché l’immunità è qualcosa che si riferisce innanzitutto al diritto di opinione, al fatto che se tu fai politica non puoi essere processato per le tue idee». E quindi, se non fossimo garantisti autentici e da sempre, in maniera tale da escludere il caso di Ilaria Salis, accusata soltanto di tentato omicidio. Certo, potrà ancora obiettare qualcuno meno garantista autentico e da sempre: si tratta di dichiarazioni rilasciate da politici appartenenti a partiti avversi a quello che ha portato la maestrina sarda a Strasburgo. È ovvio che siano intolleranti e di segno opposto. Sbagliato. Si tratta infatti di Nicola Fratoianni, leader della S di AVS, che oggi ha rivendicato l’immunità per la compagna di partito Salis. Il quale, per quanto appunto assolutamente contrario alla immunità degli altri, è talmente rispettoso del concetto di libertà di pensiero contrario, da riuscire nell’impresa obiettivamente notevole di darsi torto, mentre affermava con grande rigore di avere ragione.

Commenti
Prima di tutto mi hai fatto riflettere sulla differenza tra reati, veri o presunti, commessi da comune cittadino pima dell'elezione a parlamentare, e reati, veri o presunti, commessi da rappresentante della Repubblica. La differenza non è irrilevante. Poi incide la qualità del reato: l'immunità parlamentare non può essere in discussione nel caso di reato di opinione. Ma, se si tratta di tentato omicidio, l'immunità non può valere neppure se
commesso in costanza di mandato.
Per concludere, e per essere franca, avrei preferito che il parlamento europeo si fosse liberato di un soggetto instabile e pericoloso, per il bene dell'istituzione.
Non sono sempre garantista.
Nadia Mai
Il mio desiderio è avere persone come te al parlamento europeo, viva la libertà di stampa, di pensieri e soprattutto anche se imperfetta viva la democrazia!
Rosario
In questo caso specifico avrebbe dovuto deliberare come fosse - per esempio - una Corte Costituzionale che decide e illumina su principi fondamentali per tutti e non solo per una parte (in questo caso i politici).
Mi complimento per la tua analisi dettagliata , molto sottile, e, come sempre, guidata da una logica indiscutibile.