Parola di Baffino
La città dove il tempo si è fermato sorge a 109 chilometri a sud-est di Berlino, nei pressi del confine polacco, in quella che fino alla caduta del muro era la nazione dal nome ossimorico, definendosi, come si definiva, Repubblica Democratica pur essendo un regime comunista a partito unico. Eisenhüttenstadt. Oggi soprannominata la “città del rottame”, voleva essere il prototipo della residenza ideale nel mondo del socialismo reale. Progettata dall’architetto Bauhaus Franz Ehrlich, per decenni è stata il prototipo della città nuova in puro stile sovietico, tanto da essere inaugurata nel 1953 alla morte del leader comunista più spietato di sempre, prendendone addirittura il nome: Stalinstadt. Qui, gli originari 58.000 abitanti (oggi meno di 30.000), vivevano grazie alla più grande acciaieria della DDR, attualmente di proprietà della Arcelor – Mittal, sorta sulle rovine del famigerato campo di prigionia PWCamp - Stalag IIIB. Cuore non soltanto metaforico della cittadina è oggi invece il “Museo dell’utopia e della vita quotidiana”, un ex asilo infantile che dal 1993 è il custode geloso della vita quotidiana in formato Repubblica Democratica Tedesca, somministrata ai numerosi visitatori che ogni anno ne salgono le scale centrali (foto). Alcuni per semplice curiosità, la maggior parte per soddisfare la voglia mai sopita di Ostalgie, ossia la (presunta) nostalgia di un socialismo reale inteso come miglior stile di vita possibile. Naturalmente avendo vissuto la propria, di vita, nel borghese (ma obiettivamente più comodo), salotto occidentale oltre la cortina di ferro. Un tuffo nel passato attraverso dieci stanze che espongono oggetti fuori dal tempo, molti dei quali – i blue jeans originali Levi's, per esempio – appannaggio di pochissimi eletti (e non soltanto in DDR), a prezzi tali da far sbiancare persino la borsa più nera. E poi la pubblicità di quegli anni, illusoria come tutta la pubblicità, ma con una beffa in più: i prodotti in vendita nel paradiso rosso al centro dell’Europa, erano tutti rigorosamente monomarca. Il museo ospita in questi mesi una mostra temporanea sul concetto di amicizia. Con chi? Con i Paesi che il regime di Pankow riteneva più inclini ad accreditare la Germania Est quale partner comunista certificato. iI Mozambico, per esempio e l’immancabile Vietnam, che dai rapporti internazionali sui diritti umani risultano, a oggi, repressivi oltre misura. Oltre persino ai Vopos: gli agenti a guardia del Muro di Berlino, con ordine di sparare a vista su chi tentava di oltrepassarlo per fuggire a Ovest (138 il totale dei morti al 9 novembre 1989 quando è stato abbattuto). E oltre anche alla Stasi, ossia la polizia segreta resa celebre dal film “Le vite degli altri”, in grado di trasformare un popolo finalmente libero dal nazismo, in una massa di delatori che facevano a gara nel denunciare colleghi, amici e addirittura familiari per le loro opinioni politiche non ortodosse. Un revival persino simpatico, quando non tenero, di un tempo che fu e che, per fortuna, oggi si spera possa non esserci più. Forse. A patto di non aprire i quotidiani di qualche giorno fa, per scoprire un ex presidente del consiglio italiano che non da piazza san Pietro, bensì da quella più grande del mondo, già teatro di tolleranza e libertà di opinione, sulla quale i compagni cinesi - proprio nell'anno in cui la capitale tedesca si riunificava - massacravano un numero stimato in circa 10.000 manifestanti, si è sentito in dovere di partecipare l'Europa di un suo ecumenico messaggio di pace. «D’ora in poi, la grande bandiera della libertà dei popoli e della pace tra i popoli sventolerà sull’Europa». Ma no, cosa avete capito? Questo non era D’Alema. Era il “discorso della vittoria” pronunciato il 9 maggio 1945 da Stalin e che a Putin, senz’altro, dev’essere sfuggito.

Commenti
Auspicherei altresì che tutti i croceristi delle varie flotillas venissero lasciati entrare a Gaza, salvo poi affondare gli yacht in modo che le anime belle al seguito della pulzella Greta possano godere il più a lungo e al meglio possibile gli agi della convivenza con Hamas.
A proposito quando arrivano? Sembra che traversare il Mediterraneo richieda più tempo
di una traversata atlantica.
Nadia Mai
Nadia Mai
Non si parla di corda in casa dell’impiccato, dice un proverbio. Si saranno sentiti presi in giro, i dittatori presenti? Nemmeno per sogno, a quanto pare. Forse, sono stati i leader europei a sentirsi così.
Stalin, ci ricorda Maurizio, ‘annunciò’ la libertà e la pace tra i popoli il 9 maggio 1945. La guerra scoppiò nuovamente in Europa il 24 febbraio 2022, da parte di uno Stato non comunista. In nome della ‘libertà dei popoli’ (o almeno di quello ucraino), di decidere il proprio destino. O dei loro capi? Ma che cos’è un ‘popolo’? Non un’etnia, perché esisterebbero tanti ‘popoli’ quante sono le persone unite dalle stesse caratteristiche fisiche, di lingua (o dialetto) e culturali; Non un insieme di etnie, per rispetto delle relative culture. Forse ‘popolo’ è chi è assoggettato da un solo potere. E che cosa si intende per ‘libertà’ dei popoli’? Non l’imporre a tutti i cittadini di un ‘popolo’ le stesse leggi, per rispetto delle minoranze; né avere un leader inamovibile e un solo partito, per rispetto della libertà di pensiero; né consentire ad ogni ‘popolo’ di conquistare territori di altri ‘popoli’, perché ingiusto; né accontentarsi delle risorse nazionali, se non bastano per sopravvivere. Forse, ‘libertà’ è solo il diritto di poter protestare contro il potere. Ecco, questo, in effetti, manca in certi Paesi. E D’Alema è andato a parlare di corda ….