Cervelli in gita
Chiariamo subito che un ministro della Repubblica non può prescindere dalla forma rispetto alla sostanza che afferma. Mai e per nessun motivo. Sappiamo tutti, infatti, che per quanto a sedici anni lo spirito con cui si va insieme ai compagni di classe a visitare un monumento alla mostruosità dell’uomo comporti, viaggio all’estero e soggiorno durante, una legittima euforia e spensieratezza, che sono tipici appunto dell’età, recarsi ad Aushwitz non è una gita scolastica. Lo è andare a Parigi, o Firenze, come pure sul lago di Garda, ma sta di fatto che una volta raccolti davanti a quei forni ancora carichi di morte, lo spirito di quegli studenti sarà assai diverso rispetto a quanti fanno invece casino davanti alla Gioconda. Detto questo, però, rispetto alla polemica che ha giustamente investito il ministro Roccella per le parole usate a… sproposito dello spirito con cui gli insegnanti accompagnerebbero gli adolescenti sui luoghi della Memoria, sarebbe disonesto ignorare il punto autentico della questione. Ossia se sia vero che, nella memoria collettiva della società civile composta da chi quei viaggi – reali, oppure sui libri non importa – li ha fatti, sia passato il concetto che l’antisemitismo sia stato solo il figlio maledetto del patrimonio nazifascista ormai scomparso con esso, oppure se il cancro razziale continui a persistere invece nei secoli, covando più o meno sotto la brace degli eventi, a mano a mano che si ripetono. I fatti dei nostri tempi, purtroppo, sembrerebbero propendere per questa seconda ipotesi. I fatti, non le parole al vento. Ma non i fatti riferiti ai morti e agli ostaggi israeliani del 7 ottobre, che secondo alcuni «Ormai hanno stufato», bensì quelli che hanno riguardato e ancora riguardano i cittadini ebrei di tutta Europa, ormai tornati nell’oblio dal quale a stento, anche in diretta, erano riusciti a catturare una misera, quanto distorta, attenzione mediatica. Mi riferisco per esempio alla brigata partigiana ebraica esclusa dalle manifestazioni dello scorso 25 aprile, alle donne ebree escluse dalle manifestazioni dell’8 marzo, ai turisti ebrei esclusi dai locali pubblici, agli ebrei aggrediti insieme ai loro figli negli autogrill perché indossavano la Kippà, ai docenti ebrei (e anche non ebrei), silenziati durante lo svolgimento delle lezioni, agli sportivi ebrei che si vogliono escludere da ogni competizione ufficiale. Perché di loro si parla, non di Batman e neppure Peppa Pig. Giusto alzare la voce quando un ministro definisce fischi i fiaschi? Certo, a patto di riconoscere che sia un po’ meno giusto restare muti quando invece i fatti citati avvengono sotto i nostri occhi. Più che ingiusto ignobile. Al punto da indurre il Capo dello Stato a specificarlo nel discorso commemorativo alla strage perpetrata da Hamas nel 2023. Un discorso schietto e toccante, nel quale Sergio Mattarella (foto) ha precisato senza mezzi termini che nessuno ha il diritto di trasformare la legittima opposizione politica, anche se riferita a scenari sanguinosi che causano vittime innocenti, in un sentimento che confluisca «in quello ignobile dell’antisemitismo che, particolarmente nel secolo scorso, ha toccato punte di mostruosa atrocità, e che oggi appare talvolta riaffiorare, fondandosi sull’imbecillità e diffondendo odio». Molti di questi imbecilli sono purtroppo tra noi. Bisognerebbe informarli, ma non servirebbe. Il perché lo ha spiegato bene il comico Ricky Gervais, campione britannico del politicamente scorretto: «Quando muori, non sai che sei morto – ha chiosato feroce - è doloroso solo per gli altri. Quando sei stupido è uguale».

Commenti
Posso solo dire che, udite udite, non l'avrei mai creduto possibile, ma questa sera, per la prima volta in vita mia ho sperato che l'Italia non vincesse nella partita contro Israele.
Sono una rinnegata? Non credo. Ho solo tanto desiderio che Israele vinca a dispetto di tutto l'odio di cui è oggetto.
Nadia Mai
Mitch Schneider – 10 Ottobre 2025
Non faccio che sentire che “Israele ha perso la guerra mediatica e delle pubbliche relazioni”.
Vero. Il mondo pensa che siamo dei mostri. L’ONU ha approvato più di 30 risoluzioni che ci condannano. I campus universitari sono esplosi di proteste. La parola “genocidio” ha imperversato su twitter per 700 giorni.
Abbiamo perso la guerra mediatica. Congratulazioni a chi l’ha vinta.
Ora lasciatemi dire che cosa abbiamo vinto in contropartita.
Due anni fa il mio Paese era circondato. Hezbollah aveva 150.000 missili puntati su di noi dal nord. Hamas controllava Gaza con un esercito nascosto nei tunnel. L’Iran era a pochi mesi dal realizzare la bomba atomica. Gli Houti lanciavano missili sulle nostre navi. La Siria di Hassad era un’autostrada dell’Iran. Le milizie irachene fremevano per entrare in guerra.
Lo chiamavamo “l’anello di fuoco”. L’Iran ci ha messo 40 anni a costruirlo.
Miliardi di dollari, quantità inimmaginabili di armi, migliaia di combattenti. Tutto ciò con un unico scopo: distruggere Israele con un attacco coordinato. Il 7 Ottobre doveva essere l’inizio. Hamas ha attaccato da sud, Hezbollah da nord, le milizie da est e gli Houti dal mare. La guerra totale.
Cosa successe invece?
Israele ha smantellato l’intero programma. Pezzo per pezzo. Non in un lontano futuro, ma in due soli anni. Nasrallah ha impiegato 32 anni a fare di Hezbollah il più potente esercito non governativo al mondo. Israele lo ha ucciso nel suo bunker e annientato tutta la struttura di comando in poche settimane. Hezbollah non è indebolito. È finito.
Per decenni l ‘Iran ha lavorato al suo programma di arma nucleare. Israele lo ha interrotto uccidendo i suoi migliori scienziati e distruggendone le strutture. Ha talmente indebolito il regime che la sua stessa gente si sta ribellano. La Siria ha cacciato Hassad evitando l’intervento di Mosca e degli Americani. Il suo regime è collassato e l’Iran ha perso la sua base di appoggio.
Gli Houti pensavano di poter chiudere il Mar Rosso. Israele ha distrutto le sue basi di lancio e neutralizzato la minaccia.
Hamas? Sinwar è morto tra le macerie. Haniyeh è stato eliminato a Teheran. Deif non c’è più. I tunnel sono distrutti. E questa settimana Hamas ha accettato il cessate il fuoco e il rilascio di tutti gli ostaggi.
Ripeto: l’organizzazione terroristica che ha iniziato la guerra massacrando 1200 persone, ora ha accettato di rilasciare tutti gli ostaggi e un cessate il fuoco alle condizioni di Israele.
Perciò sì, mi sta bene aver perso la guerra mediatica perché questo è ciò che ci abbiamo guadagnato in cambio: i miei figli non devono più correre nei rifugi antiaerei. Stiamo ricostruendo il nord del Paese. I missili di Hezbollah sono spariti. La minaccia nucleare iraniana è stata riportata indietro di anni. I tunnel di Gaza sono ridotti in macerie. “L’anello di fuoco” estinto. E ora gli ostaggi stanno tornando a casa e i combattimenti possono infine cessare. Due anni fa affrontavamo una minaccia esistenziale. Ora siamo il potere dominante in Medio Oriente.
La battaglia mediatica è un lusso che si possono permettere solo coloro che vivono in sicurezza. È una percezione, una spunta blu sui social.
Israele non può permettersi questo lusso, mai. A chi grida “genocidio” rispondiamo che ne abbiamo appena evitato uno. Mentre il mondo era occupato a giudicarci noi eravamo impegnati a sopravvivere. E non solo sopravvivere, ma vincere, radicalmente, definitivamente, storicamente.
Il quarantennale piano dell’Iran di assediare e distruggere Israele? Finito. L’asse della resistenza? Disgregato. La più grande minaccia della storia? Annientata.
Quindi vi chiedo: preferireste vincere la guerra mediatica e perdere il vostro Paese? O perdere sui media e assicurarvi l’esistenza per i prossimi 50 anni?
Questa è l’unica alternativa e Israele ha scelto di esistere. Ancora.
Il mondo può protestare. Noi garantiamo la nostra sicurezza.
Penso che non ci possano essere GITE al cospetto dei fornitori crematori, ma solo COMMEMORAZIONI per una strage voluta da pazzi dittatori.
Venendo ai giorni nostri lo stato di Israele, o almeno i suoi Amministratori, dovrebbero anche loro ricordare che l'Europa commemora tutti gli anni lo sterminio degli ebrei.
Di conseguenza penseranno sia il caso di dover ricordare anche il loro sterminio nei confronti dei civili palestinesi oppure no, in una guerra che NON si può chiamare tale in quanto non sono due eserciti a confrontarsi ?
Vedremo se si tenterà di giustificare....