Mamma, ho perso la spranga

Dunque, ricapitoliamo. Chicco - il nome è di fantasia: ha solo sedici anni - l’altra mattina, come riportano le cronache, stava «abbastanza bene». Tuttavia, proprio mentre l’intero Paese si stava rincuorando, ecco che subito ha precisato di essersi «accorto – la sera prima - di avere sul corpo altri lividi». In quali parti non lo ha specificato, ma qualche indizio lascerebbe pensare alle nocche delle dita e alle punte dei piedi, ossia le parti del corpo con cui il mattino precedente ha colpito due agenti di Polizia, colpevoli di avergli impedito (così secondo i cronisti presenti), di strappare insieme ad altri colleghi che si battono per la libertà di stampa , di opinione e di espressione (le loro, naturalmente), i volantini che il movimento giovanile di Fratelli d’Italia stava distribuendo davanti al Liceo “Albert Einstein” di Torino. Certo, va detto senza reticenze che ammanettare il povero Chicco per i soli tre reati contestati, di “resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e violenza privata” appare davvero eccessivo. I soldi per il gelato e la raccomandazione in stile Francesca Albanese «Ti perdoniamo, ma prometti di non farlo più», in un mondo effettivamente libero a quegli sbirri di merda poteva pure bastare. Non deve stupire, pertanto, l’accorata denuncia che, rispetto a tanta inaudita ferocia, ben 120 genitori di studenti della scuola in questione, hanno subito inoltrato alla Direzione scolastica. «Lo studente – esordiscono obiettivi, senz’altro dopo aver letto delle denunce plurime, accumulate dal già promettente Chicco durante precedenti manifestazioni – è stato trattato come un criminale». Per poi venire subito al vulnus democratico: «Mentre gruppi politici (tre persone secondo l’Ansa) che si rifanno a ideologie xenofobe vengono lasciati liberi davanti a un edificio scolastico compromettendo l’ingresso a scuola». Di chi? Di quelli che le immagini mostrano aver preferito il ribaltamento della camionetta della Celere alla versione di Latino? E come? Con un volantinaggio dove ognuno è libero di prendere il volantino, oppure di passare oltre? Non importa, non c’è tempo. Quindi la condanna inappellabile della scuola come fiancheggiatrice della barbarie. È un attimo: «Nessuno ha provato a mediare – insistono i papà e le mamme all’unisono – a proteggere ed evitare che una scena così violenta e umiliante, si consumasse davanti agli occhi dei ragazzi lasciati soli». Proteggere chi? Chicco affinché non si facesse male alle mani, mentre tirava i pugni ai poliziotti? Quale scena? Quella di Chicco mentre sferrava calci agli agenti? Quali ragazzi? Sempre quelli della camionetta semi ribaltata? Infine, si fa per dire, lontani dallo scrivere una sola sillaba riferita alla condotta degli studenti e tantomeno alle eventuali responsabilità genitoriali, l’accusa rivolta sempre all’Istituzione scolastica di aver smesso, con la propria inerzia, di «essere luogo di formazione» divenendo invece «complice dell’ingiustizia». Quale? Se i fatti si sono svolti come riportato dai media, non è dato di sapere. Ma non importa, siamo abituati. Quel che si sa, invece, è l’oggetto del volantinaggio degli attivisti di destra (spiace, ma si chiamano attivisti pure loro). Un volantino contro la cosiddetta cultura “Maranza”, ossia il termine che in gergo descriverebbe quei giovani, spesso riuniti in gruppi, o gang, che adottano look appariscenti e atteggiamenti arroganti e spavaldi, molto spesso anche violenti. Come quelli, giusto per capirci, che nella notte tra sabato e domenica scorsi hanno fatto irruzione nel liceo scientifico "Leonardo Da Vinci" di Genova (foto). Una scuola occupata da altri studenti dei collettivi che proprio dei maranza difendono quella stessa “diversità culturale”, appunto santificata a mezzo lettera dai 120 genitori torinesi. I quali maranza, armati di spranghe d’ordinanza regolamentari e al grido assai poco inclusivo di «Viva il duce», hanno infranto diversi vetri, devastato alcune aule e imbrattato i muri con decine di svastiche naziste. Un corto circuito ideologico, va rilevato, che orfano probabilmente di Voltaire tra i filosofi cui si sono appunto formate le tre parti in causa, ha visto nell’ordine: i difensori di sinistra dei maranza di destra, sprangati dai difesi maranza di destra, mentre i denigratori di destra dei maranza, invece vicini per cultura ai denigrati maranza a loro volta di destra, difesi però dalla sinistra. «Rifiuta la cultura maranza – esortava infatti il volantino incriminato - Scegli i giovani di destra». Un’alternativa, alla luce dei fatti, da non apparire neppure tanto fascista, quanto invece per così dire … modesta.

Commenti

Rosario Failla ha detto…
Il tuo articolo coglie con acume e ironia la confusione ideologica che caratterizza i nostri tempi, soprattutto quando si parla di giovani, violenza e identità culturale. Hai saputo restituire con stile elegante e riflessivo un quadro realistico e dissacrante di quella società che spesso gioca con le etichette senza comprenderne il peso.Purtroppo, leggendo le tue parole, riaffiora anche una verità, le forze dell’ordine che conosciamo bene: sono sempre i figli di nessuno, sacrificabili davanti alle incompetenze e alle convenienze dei governi che si succedono. Siamo carne da macello da esporre nei momenti di crisi, per poi essere dimenticati quando servirebbe sostegno, rispetto e riconoscimento.Il tuo pezzo, oltre che ben scritto, ha il merito di ricordarci che dietro le bandiere ideologiche ci sono sempre persone, e che la responsabilità morale e civile non dovrebbe mai essere delegata, né alla rabbia cieca né al calcolo politico.
Renrico.b ha detto…
Come al solito la politica, portata fuori dalla politica, fa emergere l'incultura generale e se ne fa sempre e continuamente questione di lotta, di distruzione, di manganellate, ecc.
Il vero problema, secondo me, è l'Educazione delle persone e anche delle Istituzioni, che non si estrinseca molto spesso nei comportamenti qualsivoglia sia la situazione.
Il primo esempio negativo lo danno in Parlamento quei politici (con la "p" minuscola) dove, invece di parlare come si dovrebbe, urlano e starnazzano come oche.
Perciò i giovani non credono più nella vera politica (qualunque sia il colore), ma danno sfogo alla rabbia per non avere
o averne pochi, ideali di costruzione.....
E allora danno sfogo alla Distruzione, come quei politici con la "p" minuscola stanno facendo con il nostro Stato e, tra l'altro, senza alcuna vergogna.
Forse ho divagato un po', ma volevo rendere l'idea!!

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