Marche da bolliti

Non occorre essere attivisti pro Pal, per capire che la decisione di vietare la consegna di biscotti e marmellate contenute nei pacchi alimentari destinati alle donne e ai bambini di Gaza, presa da Israele all’alba di ieri è una iniziativa demenziale, prima (e oltre) che aberrante. Una idiozia senza possibilità di scusa alcuna, che si ritorcerà sugli idioti che l’hanno pensata e disposta. Idioti e criminali se la motivazione, come pare essere, andrebbe ricondotta a un eccesso energetico dei cibi in questione, destinati a persone – non importa qui capire per colpa di chi – affamate da mesi. Non occorre invece essere strateghi militari per distinguere un posto di blocco, da un blocco navale. Il primo serve in genere a verificare patente e libretto, il secondo invece – dichiarato legittimo da una commissione dell’Onu (lo stesso organismo che vale quando parla Francesca Albanese) - a vigilare in armi una zona dichiarata di guerra, la cui forzatura – indipendentemente dal motivo per cui la si tenta – provoca una legittima reazione armata, cui nessun Governo consapevole di cosa preveda il diritto internazionale avrebbe titolo per opporsi. Allo stesso modo, non occorre essere professori ordinari di diritto del lavoro, per comprendere che ci dev’essere qualcosa di storto nel sacrosanto diritto di sciopero, se tuttavia questo consente di rimandare un intervento oncologico grave, come quello inteso ad asportare un carcinoma al seno, presso l’ospedale “Torrette” di Ancona. Tanto più se il motivo che ha consentito all’anestesista marchigiano in questione di astenersi dal lavoro la scorsa settimana, impedendo così l’operazione già programmata per una donna che non si fatica a immaginare prostrata, è legato alla protesta per Gaza. Una facoltà di cui discuterne la legittimità spetterà appunto ad altri, mentre l’opportunità riguarda tutti. Una vicenda orribile, che non si augura neppure all’interessato, qualora ne avesse bisogno, di vedersi respinto dalla sala chirurgica in conseguenza di un improbabile sciopero del ferrista, contro – per esempio – la guerra in corso nello Yemen, considerato attualmente il Paese più povero al mondo. Uno dei circa 100 conflitti tutt’ora in essere sul pianeta Terra (immagine) per il quale, però, non salpa nessuno. Perché a nessuno interessa. Né delle guerre e neppure dei morti, nonostante l’Onu (lo stesso organismo che vale quando parla Francesca Albanese), in questa parte del mondo pare abbia stimato finora oltre 377.000 vittime yemenite. Ma tornando a quel che accade nella citata regione dell’Italia centrale, ex feudo rosso fino a pochi anni fa, non occorre essere consumati commentatori politici della prima Repubblica, per capire come mai, persino lì, il centro sinistra domenica scorsa abbia preso una batosta epocale alle elezioni regionali. Come dire che se un candidato presidente indagato dalla Procura pesarese (ma è un 5stelle, pertanto vabbè), anziché spiegare i progetti di sanità e lavoro che ha in mente per il Territorio dove si candida a governare, preferisce promettere ai marchigiani che il suo primo atto politico dopo l’elezione, sarà il riconoscimento dello stato di Palestina … Beh, allora diciamo che il centrodestra (e non solo ad Ancona), citando un bravo politico che però poi si è perso per strada, per almeno un decennio può stare sereno.

Commenti

Anonimo ha detto…
Non ho parole.
L'imbecillità, direi la perversione, ha preso il sopravvento ad ogni latitudine. Dai decisori israeliani che vietano la consegna di marmellate ai bambini di Gaza "perché troppo caloriche", all'anestesista che sciopera per la Palestina, al candidato che promette, se eletto, di riconoscere lo Stato Palestinese come se fosse la priorità del buon padre di famiglia che deve portare il pane a casa, comprare i libri di scuola per i figli ed essere in grado di pagare le cure mediche che il SSN non garantisce più, o eroga in tempi biblici.
Pare che l'unico argomento di interesse nazionale siano Gaza e la flotilla (di cui peraltro sembriamo noi Italiani gli unici ad occuparci con tanto accanimento).
Avrei una proposta per Israele: lasciate entrare le barche, anzi accompagnatele allo sbarco a Gaza e poi richiudete lo spazio marittimo alle loro spalle.
Ai vari governi suggerirei di imitare la Svezia che ha disconosciuto Greta dichiarando di non volersi fare garante della sua incolumità. Quanto all'Italia, manderei il conto alla ONG di riferimento per il rimborso spese della fregata inviata a supporto della flotilla e a spese del contribuente.
Attendo commenti infuocati.
Nadia Mai
Antonio D. ha detto…
Come sempre hai “anticipato” un tema che nella giornata di ieri ha avuto notevole risalto nei mezzi di comunicazione nazionali: con una differenza fondamentale : nei media i vari intervenuti hanno di fatto confermato le loro posizioni senza affrontare il tema cercando - con il confronto - una soluzione al problema che potesse comunque avere una “ragionevolezza” prevalente.
Purtroppo in tante occasioni non si tratta di un semplice lancio della monetina con il “testa o croce “ che definisce chi decide e chi perde : per prendere delle decisioni importanti si discute, si cambia opinione , si sostengono le proprie tesi nel tentativo di convincere gli altri , ma alla fine ( ed in certi casi non si può’ tirarla avanti troppo…) si decide : con un semplice metodo insegnatoci dalla Civiltà’ Greca : “la democrazia “ , che non vuol dire che ciascuno dice, sostiene e fa’ quello che vuole ( addirittura lo sciopero generale) ma si adegua alla volontà’ della maggioranza e, collabora e magari sostiene ancora le proprie tesi tentando di diventare maggioranza . E’ così’ che le civiltà’ si evolvono, crescono , soddisfano sempre più’ i desideri della collettività’.
… l’alternativa alla democrazia è’ “l’anarchia” che, purtroppo , mi pare sia in qualche modo agevolata in questo nostro paese : basta con il “politicallycorrect a prescindere “ : abbiamo ancora tanta strada da fare tutti insieme , con l’umiltà’ di sapere ascoltare anche gli altri.

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