Palla Capestro


Ci dev’essere qualcosa che davvero non funziona nel mondo dell’informazione, per trattare com’è stato trattato l’omicidio dell’autista pistoiese che accompagnava i tifosi della locale squadra di pallacanestro nella trasferta di Rieti, domenica scorsa, ucciso sulla strada del ritorno da un sasso lanciato da delinquenti, definiti però come membri dell’opposta tifoseria. Partendo dai giornali usciti in edicola lunedì, infatti, quasi nessuno (senza stare a far nomi) riportava la notizia in prima pagina. Come se fosse normale, tanto più parlando di basket, ammazzare le persone a pietrate dopo un evento sportivo. Quei pochi che lo hanno fatto, tuttavia, hanno ritenuto di privilegiare gli «Scontri tra le tifoserie», o «L’assalto al bus», relegando nel cosiddetto “catenaccio” esplicativo dei fatti, sotto appunto il titolo, il dettaglio evidentemente secondario che fosse stato «Ucciso un autista». Qualche titolo in più questa mattina, ma non per esprimere sdegno e dolore, bensì – come se avesse importanza, ma forse l’aveva – per comunicare il fermo di tre sospetti, appartenenti agli «Ambienti della destra estrema». Il morto relegato invece all’interno, quasi sempre in un riquadro compreso nell’articolo principale, a ricordarne la simpatia umana e il dolore della famiglia. Buoni, invece, i servizi nei quali chi ancora credeva che il gioco della palla che si tocca con le mani e non coi piedi, appartenesse alla galassia residua degli sport per così dire “sani”, ha potuto invece apprendere che è ridotto a un calcio in miniatura. Ma non meno aberrante, nei cui palazzetti non mancano curve agguerrite, episodi violenti, tifo volgare e offensivo, con addirittura esplosioni di bombe carta. La tifoseria incriminata di Rieti, da cui pare siano partiti i presunti assassini, si chiama
Bull-Dog – curva Terminillo e, a detta di chi interpellato dai giornalisti “di queste cose se ne intende” «Giovane, senza storia, ma che si vuole fare notare». Ci sono riusciti. Perché di questo alla fine si tratta: di un atteggiamento comunicativo da parte dei media che, colpevolmente, si concentra su un distorto concetto di causa, relegando in secondo piano gli effetti per quanto tragici. Ecco allora che un’aggressione in piena regola da parte di soggetti criminali (quand’anche incensurati), che scagliano corpi contundenti che la cronaca di domenica ha purtroppo dimostrato letali, contro persone inermi e indifese, diventa «Una sassaiola da parte dei tifosi reatini». Una cosa che non si fa, certo, ma che non appare come un atto delinquenziale, bensì una marachella finita male. «Le sassaiole possono capitare – sostiene fatalista l’esperto da bar sport citato in precedenza – ma vanno fatte contro le fiancate – ammonisce competente e severo – “solo” per fare paura». E i giornali dietro a sostenere queste tesi più stupide che surreali, ma ancor più pericolose. Che sottovalutano il pericolo di certi atti, minimizzandoli quasi a semplici consuetudini, per quanto scorrette, delle tifoserie. «Sono preoccupata - ha detto la madre di un quarto adolescente indagato e, per il momento, a piede libero – sono giovani». Evidente che lo sia, visto che nessuno (media per primi) deve aver mai spiegato a quella signora, che tirare mattoni contro gli autobus non è una «sassaiola», bensì un comportamento criminale dal quale possono scaturire conseguenze fatali. Certo, bisognerebbe imparare una cosa che per noi italiani ha dell’impossibile: chiamare le cose e le persone con il proprio nome. Assassini, per esempio, invece di ultras.



Commenti

Anonimo ha detto…
"In Italia si vendono più giornalisti che giornali"
Citazione da Luigi Mascheroni.
Geniale, realistica, terribile.
Dallo schifo è tutto.
Nadia Mai
Rosario Failla ha detto…
Che pezzo, Maurizio. Hai scritto con il cuore e con quella chiarezza che oggi manca a troppi. Si sente tutta la tua indignazione, ma anche la tua voglia di giustizia e di verità. Ti dirò, questo sport lo conosco da qualche anno grazie alla passione di mio figlio, e pensavo davvero che avesse una tifoseria più elegante e pulita rispetto al calcio… purtroppo, come vedo, mi sbagliavo. Sono davvero orgoglioso di te per come hai raccontato tutto questo.
Anonimo ha detto…
Per tornare sulla qualità del giornalismo italiano (e probabilmente mondiale) vorrei aggiungere una riflessione. Guardo spesso Coffee Break su La7 del mattino. Pregevole trasmissione condotta dall'ottimo Ancrea Pancani (un'eccezione su la La7). Stamattina c'era Claudia Fusani il cui pensiero apprezzavo, sino a quando, di recente, ha cambiato testata. Ha magicamente cambiato posizioni e vedute.
Ha attaccato l'asino dove vuole il padrone?
Sicuramente sì. Ma c'è di più credo.
Se cambi testata passando ad una più radicale, lo fai per una remunerazione più allettante, ma probabilmente sei anche predisposto a sostenere la linea del nuovo giornale.
Last but not least, l'atmosfera culturale e ideologica del nuovo ambiente pervade e condiziona al punto che si possa arrivare a rinnegare le proprie convinzioni "quasi" in buona fede.
Nadia Mai
Enrico.b ha detto…
Una sassaiola, una bomba carta, un attacco vigliacco e squadristi ai tifosi avversari e qualsiasi altro atto nell'ambito sportivo che porti a scontri, feriti o nel peggiore dei casi a persone decedute, dovrebbe essere considerato atto di TERRORISMO per il quale applicare le giuste "punizioni".
Di contro penso che per l'imbecillita' di pochi non ci dovrebbe rimettere l'intera platea sportiva.
Purtroppo nessuno sport è esente dall'intervento di fanatici teppisti pronti a tutto pur di rovinare la festa a qualcuno.
Guardate cosa succede nelle pacifiche manifestazioni di piazza!!
Quello che mi urta e che questi pazzi delinquenti li dovremo mantenere noi, sempre che vadano in galera.
Povera Italia!!!

I meglio

200 volte NO

Liceo Pol Pot

Cacciateli

Una vicenda di merda

Lo Stato e le canaglie II