L'idiota della porta accanto

Ormai è destino: quando c'è di mezzo un liceo scientifico a Torino, c'è sempre almeno uno studente che sente l'esigenza di entrare a far parte della cronaca. La volta scorsa si era trattato del liceo “Einstein”, dove un sedicenne si era limitato a prendere a calci e pugni gli agenti di polizia intervenuti a calmare una situazione, si fa per dire, politicamente tesa, mentre nei giorni scorsi la scena, sempre per così dire, se l'è invece presa il “Peano”. Alzando l'asticella per raggiungere il quarto d'ora di gloria, infatti, in questo caso un quindicenne ha ritenuto di dedicarsi al suo insegnante di matematica, facendogli scorrere tutta la vita davanti nell'arco di soli quindici interminabili secondi. Tanti gliene sono bastati, infatti, affinché si alzasse dal banco e – di fronte alla classe comprensibilmente impietrita – estraesse muto una pistola dallo zaino, la “scarrellasse” (ossia inserisse il colpo in canna arretrando il caricatore, proprio come si vede fare nei film), per poi tendere il braccio e puntarla dritta alla faccia dello sbiancato docente. Quindi, soddisfatto dell'interpretazione, ha  raggiunto sempre in silenzio il proprio posto dopo aver riabbassato l'arma, in attesa di una probabile nomination alla prossima notte degli Oscar. Lo hanno raggiunto invece le Forze dell'Ordine, questa volta guarda caso benvenute, cui ha spiegato che la pistola – cui aveva tolto il tappo rosso per farla sembrare vera – era finta. Uno scherzo puerile, insomma, che si aggiunge a un crescendo di idiozia e criminalità adolescenziale subita e quindi tollerata dal personale scolastico, sempre più vessato e abbandonato a sé stesso, perché consapevole della piena impunità che le accompagna. Gli insegnanti e la dirigente scolastica del liceo torinese, ancora sconvolti, nel loro lamento non riferiscono infatti del semplice (si fa ancora per dire) bullismo, ormai considerato un fenomeno “normale” e in ogni caso il male minore.  Si parla invece di veri e propri taglieggiamenti, estorsioni e micro rapine che, come sostengono appunto al “Peano”,  fanno parte di una realtà che altri loro omologhi colleghi raccontano essere comune alla maggioranza degli Isitituti scolastici periferici delle nostre metropoli. Perché di questo raccontano appunto le cronache nazionali, riportando ciò che è accaduto nel solo 2025. A gennaio, per esempio, ad Arezzo uno studente di14 anni ha seminato il terrore presentandosi a scuola con la pistola dello zio, fortunatamente subito scoperta. Mentre è di aprile la scampata strage per fuggi fuggi dovuto al panico in una scuola di Chiavenna, Sondrio, dove un alunno minorenne ha esploso un colpo si  scacciacani assai simile a quello di un’arma da fuoco. Lo scorso  ottobre, infine, dopo il ritrovamento di tre coltelli (notizia che non fa più notizia, si sa), la decisone di una scuola di Caivano, nel napoletano, di installare un metal detector all'ingresso a cura dei carabinieri locali. Il tutto all'interno di uno scenario che vede delegati alla scuola compiti che nel migliore dei casi sarebbero invece propri delle famiglie, quando appunto non addirittura dei servizi sociali. Un vivere che in realtà si è trasfomato, neppure troppo lentamente, in sopravvivere. Compresso in una società paralizzata dal timore di applicare la disciplina, che non significherebbe certo repressione bensì, assai più semplicemente, cultura dell'educazione e del rispetto altrui. Una condizione surreale, nella quale si assiste alla ormai quotidiana, quanto colpevole sovrapposizione di ciò che dovrebbe rimanere soltanto un gioco, a una realtà sempre più incoscientemente sottovalutata. Seriamente, si sdoganano teorie che sarebbe riduttivo definire strampalate, dove in ossequio a una sottocultura non meglio definita “woke” di cui è ormai schiavo un Occidente incapace di apprezzare i valori della propria identità culturale, si pretenderebbe di dover credere a un Cristo morto dal freddo, invece che in croce. E sempre a proposito di giochi declinati in salsa woke,  infatti, come non ricordare la diffida giunta a inizio anno dal Regno Unito riguardante l’uso delle costruzioni Lego. Colpevoli -  secondo il museo della scienza di Londra – nientemeno di inculcare nei bambini una visione parziale della sessualità, a causa del sistema penetrativo indispensabile a incastrare una mattonella dentro l'altra. Un delirio assoluto cui, nei giorni scorsi, si è associata persino la Svizzera il cui anatema in questo caso si è abbattutto sui tirapugni (foto), da quest'anno vietati nei Luna Park, poiché potenzale espressione di atteggiamenti “machisti”. Il nostro Paese, in genere, resta indietro su tutto ciò che all'estero è virtù, ma non sulle minchiate. C'è pertanto da sperare che quale deterrente contro l'uso delle armi da parte dei minori, qualcuno non proponga di toglierle alle Forze di Pubblica Sicurezza. Sai che subdola tentazione, per quei poveri ragazzi, potrebbe essere il vederle appese ogni giorno, in bella vista, ai cinturoni di carabinieri e poliziotti?

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Commenti

Anonimo ha detto…
Buongiorno Maurizio.
E buongiorno a tutti gli aficionados.
Buongiorno si fa per dire: dopo la rassegna stampa e la lettura dei commenti di Maurizio in bacheca, il primo pensiero è: non ci resta che tagliarci le vene.
Aggiungo un carico da novanta: la notizia dei safari umani che "belle persone" della medio-alta borghesia italiana pagavano per poter passare un week-end facendo il tiro al bersaglio sui civili in Bosnia.
Dopo questa notizia non mi resta che augurarmi che il sistema solare collassi presto.
Ricordatemi con un sorriso🤣😱
Nadia Mai
Rosario Failla ha detto…
Grande Maurizio come sempre, un articolo graffiante, scritto con l’ironia di chi alterna cronaca e satira senza perdere lucidità. Tra pistole finte, bulli veri e un sistema scolastico alla deriva, il pezzo colpisce per stile e coraggio. Sarcasmo perfetto e finale da applauso: se l’intelligenza avesse un calibro, questo sarebbe da fuoco rapido.
Enrico.b ha detto…
Se anni fa avessi dovuto definire la scuola, intesa come edifici frequentati dagli studenti, come un fronte di guerra aperta, beh non avrei creduto a me stesso.
Una degenerazione sociale e mentale come si percepisce ultimamente non solo spaventa e avvilisce, ma fa pensare ad un futuro alquanto funesto.
Non so se sarà sufficiente intervenire a livello legislativo per determinare nelle coscienze un risveglio intellettuale sufficiente per cambiare o anche solo migliorare la situazione.
Troppa violenza nei rapporti, nel cinema, nella lettura, nei social, e questi sono le fonti dalle quali attingono gli "esempi" le menti giovani e anche meno giovani per perpetrare le loro azioni.
Non vorrei essere stato troppo drastico, ma non riesco a vedere uno spiraglio positivo.
Enrico
Massimo Terrile ha detto…
Diceva Einstein: "Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo all’universo ho ancora dei dubbi”.
Non meravigliamoci quindi dei fatti citati, che rappresentano, è vero, da un lato dei sintomi inquietanti di stupida violenza e di violenza bell’e buona, dall’altro paurose sbandate di chi prende le cose troppo su serio e cade nel ridicolo. Ma non sono ancora nulla rispetto alle convinzioni di Einstein. Peraltro, il ‘caos deterministico’ esistente nell’universo, cui accennavo qualche ‘scoordinata’ fa, inteso quale imperfezione di fondo del sistema che però non influisce sulla sua stabilità, dimostrandone quindi il determinismo di fondo, pare valere anche a livello sociale. Fin qui, pertanto, siamo nella norma. Preoccupa invece, come dice il bravo Maurizio, che qualcuno ne approfitti per sconvolgere il sistema, sparando alle mosche con i cannoni. Restiamo vigili…

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