Lo Stato e le canaglie II
Un genocidio si
definisce come tale quando è finalizzato allo sterminio di un popolo in
quanto tale. È stato genocidio tra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso la Shoah, perché i nazisti intendevano sterminare il popolo ebraico in quanto tale: 6
milioni di morti. È stato genocidio quello degli Armeni, posto in essere dall'Impero Ottomano tra il 1915 e il 1923, perché
intendeva sterminare quel popolo in quanto tale: 3 milioni di morti. È stato
genocidio quello operato in Ruanda nel 1993 sul popolo Tutsi, perché gli
Hutu volevano sterminare quell’etnia in quanto tale: un milione di morti. Lo stato israeliano sta
sterminando migliaia di Palestinesi in operazioni di guerra intese a distruggere l'organizzazione terroristica formata da criminali, stupratori, denominata Hamas. Quindi indipendentemente
dal fatto che le vittime siano tali, ossia Palestinesi. Motivo per cui non lo si può definire genocidio e chi usa quel termine sbaglia
– alcuni in buona, altri in mala fede – riempiendosi la bocca di parole
evidentemente fuori luogo. Questa distinzione lessicale, ovviamente, non rende il
fatto meno aberrante, né le responsabilità politiche del premier Netanyahu meno gravi. Soltanto
– si fa per dire – i mille morti recentemente stimati mentre erano alla ricerca
di cibo, per esempio, si ha ragione di ritenere che vadano considerati "crimini di guerra" (che la Legge penale internazionale punisce con l’ergastolo).
E lo sono, indipendentemente dalle ragioni originarie e sacrosante che hanno
spinto Israele a cercare di regolare i conti, una volta per tutte, con gli acclarati
criminali, stupratori, che compongono le fila di Hamas. Conti che Israele, grazie a queste
morti innocenti e indiscriminate, non regolerà adesso e probabilmente mai più. Non
ci riuscirà ora, perché – indipendentemente dagli scudi umani creati dai
criminali, stupratori, di Hamas – la strage infinita di bambini uccisi dalle bombe che
recano metaforicamente la stella di David, prima ancora che dalla fame, stanno facendo sì
che il mondo intero (senza quasi più distinzioni), stia prendendo le distanze
da Tel-Aviv. Non ci riuscirà mai perché
i sopravvissuti a questo sterminio, aiutati dai criminali, stupratori, di Hamas (di cui
molti di quegli stessi superstiti abbracceranno la causa), matureranno un odio
sempre più feroce nei confronti degli israeliani – e, nel loro caso, nuovamente in quanto popolo –
che chiamerà vendetta e alimenterà le teocrazie circostanti, nel loro intento
di cancellare l’unica democrazia presente nel Medioriente dalla carta
geografica. Netanyahu dovrebbe oramai aver capito che dell’abominio subito
dalla sua gente il 7 ottobre 2023, a opera dei criminali, stupratori, di Hamas,
purtroppo non si ricorda (o non si vuole ricordare) più quasi nessuno. Un fatto
inaccettabile, ma che il leader del Likud dovrebbe sapere che fa parte della maledizione
del suo popolo, così come dimostrato dalla vergogna delle manifestazioni Pro-pal.
Nelle quali ai 1700 ebrei morti ammazzati, agli oltre 300 rapiti e non ancora
liberati, come pure alle donne israeliane violentate – che sono stati la causa e
non l’effetto della reazione del governo di Tel-Aviv - non è stata dedicata
neppure una parola. Nonostante ciò Netanyahu va fermato? A questo punto si
direbbe proprio di sì e con ogni mezzo, se serve. Nell’interesse primario
proprio della credibilità di Israele, evitando così che da Stato vittima si
trasformi a sua volta - e a pieno titolo - in criminale canaglia.

Commenti
Netanyahu e il suo governo di falchi conservatori ed ultraortodossi è una catastrofe umanitaria in generale e, in particolare per Israele, giustificando il sentimento antiisraeliano e antiebraico ahimè latente da sempre.
Però Israele è sotto attacco sin dalla sua fondazione e, come giustamente dici, l'odio dei Palestinesi non farà che aumentare in modo esponenziale, anche se Israele dovesse chiudere qui la guerra.
Ragion per cui temo che Netanyahu non abbia altra scelta se non andare fino in fondo liberando definitivamente Gaza dal nemico. E, possibilmente, annientando la repubblica islamica fonte di ogni terrorismo.
Nadia Mai
Ma continuo a pensare che Palestina delenda est.
Specie dopo l'espulsione di 50 bambini ebrei francesi da un aereo in Spagna e l'arresto violento della sorvegliante.
Nadia Mai
La parola genocidio, per quello che sta succedendo in Palestina, è stata definita da Amnesty international, ONU, Human Right Watch, israeliani come Bartov e Segal, e altri premi Nobel di rilevanza culturale e sociale.
Ti ricordo la definizione di genocidio: "Grave crimine, di cui possono rendersi colpevoli singoli individui oppure organismi statali, consistente nella metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui, la dissociazione e dispersione dei gruppi familiari, l’imposizione della sterilizzazione e della prevenzione delle nascite, lo scardinamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, religiose, culturali, la distruzione di monumenti storici e di documenti d’archivio, ecc."(Treccani). La tua analisi, riguardante il genocidio, prevede dei numeri: wrong. Questa parola non tratta una questione di numeri. Quando si parla di genocidio, si parla di odio. E in Israele, sin dalla più tenera età, c'è proprio una cultura dell'odio contro i palestinesi inculcata nelle giovani menti israeliane, e negare tale cosa è folle e ignorante, nonché pericolosa, perché si vuole mascherare la verità per interessi ignobili.
Inoltre, come tu ben sai, non esiste il buon colonialismo e il cattivo colonialismo: esiste solo il colonialismo, perlopiù cattivo. Ad esempio, nel concetto di colonialismo democratico "americano", non capii e non capirò mai, come potessero loro dare lezioni di colonialismo, quando per la loro democrazia commisero in atto una delle più grandi mattanze della storia: il genocidio degli indiani d'America. È come se il lupo possa insegnare a degli agnelli lezioni di comportamento (quando lui è il primo a mangiarseli, segretamente).
Il tuo articolo mira ad attaccare Netanyahu non per disumanità, incapacità ed incompetenza; wrong. In maniera oggettiva e umana, l'occidente ha riconosciuto la violenza abnorme e i crimini aberranti perpetrati ai danni della popolazione palestinese (ricordiamo 16000 bambini innocenti) e se tu non suggerisci lo stop ai crimini di Israele non per disumanità, ma a causa di presa di consapevolezza occidentale e proteste a favore della Palestina... ti dirò, sono altamente fiero di aver partecipato, anche per poche ore, ad una manifestazione contro i crimini di Israele.
E inoltre, io condanno tutti i crimini. Condanno Hamas per quelle povere 1200 persone uccise in un attentato, e quelle 250 persone catturate (probabilmente torturate, stuprate e alcune uccise e altre fortunatamente scambiate).
E condanno Israele per aver ucciso, stuprato, torturato, denigrato, affamato, sopruso e massacrato intere famiglie innocenti in quei 60000 palestinesi di cui 16000 bambini.
Apparentemente, i numeri non fanno male. Tuttavia, non classificherei mai la vita di un palestinese inferiore a quella di un israeliano, o viceversa. C'è modo e modo di vedere ed agire secondo me. Ma guardando principalmente la sofferenza, la nostra umanità deve chiamare e svegliarsi, perché se guardiamo solo odio, rivendicazioni o principi, le catene di odio non si allenteranno mai, auspicando una rottura grazie alla tolleranza, al rispetto e alla comprensione.
“Potresti dire che sono un sognatore, ma non sono il solo. Spero un giorno, tu possa unirti a noi. E il mondo, allora, sarà unico” cit.
La patria, le tradizioni culturali, la lingua (e soprattutto le ricchezze minerarie) sono valori invocati da tutti i leader politici per dividere 'et' imperare sui popoli, in una reciproca istigazione 'a delinquere'. Chi apprezza tali 'valori' deve quindi lottare per conquistarli e mantenerli, Nulla di nuovo sotto il sole.
L'unico modo per uscire dalla spirale della violenza è allora dividere la propria ricchezza con gli altri, fondersi invece di dividersi, rinunciare alla propria lingua per adottarne una comune, mettere fuori legge le religioni-stato, ecc.. C'é qualcuna/o disposto ad abbracciare tale causa? Se no, inutile piangere sui morti. Servono. Anche se dispiace per gli innocenti.
"Forse potremo perdonarli per aver ucciso i nostri figli, ma non li perdoneremo per averci costretti ad uccidere i loro"
Qualcosa da aggiungere?
Nadia Mai
E stato magnifico, in assenza delle istituzioni, vedere tanta tanta gente scendere in piazza per EVIDENZIARE il problema.
Tutto il resto appartiene alla Geopolica e bisogna avere elementi e dati certi per commentare le dinamiche tra genti e popoli.
Personalmente due stati per due popoli sarebbe la soluzione più gratificante per tutti
Ma quanto è cosa bisogna mettere da parte per arrivare a ciò credo sia impossibile valutarlo.